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Se il recupero diventa un lavoro

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2 novembre 2008


La Sisnord di Argelato, cintura urbana e operosa di Bologna, fa lavori edili stradali e segnaletica verticale e orizzontale. Sergio Coletti l'ha fondata nel 1981 e oggi, a 74 anni, la guida ancora con mano ferma dando lavoro a 15 addetti (fatturato annuo pari a 3 milioni di euro) e facendo ruotare 4 squadre in giro per cantieri.
Ad esempio con la Pavimental, oggi in disgrazia, l'anno scorso hanno completato i 15 chilometri di bretella tra lo svincolo dell'aeroporto "Marconi" e San Lazzaro. Più in generale, Sisnord lavora con Anas e con altre imprese private che hanno appalti in autostrada. E qui cominciano i guai e i ritardi cronici di pagamento, acuiti dalla crisi finanziaria. Il 15 ottobre, infatti, spiega Coletti, «ho fatto l'ennesimo sollecito all'Anas di Bologna per una fattura del 27 aprile 2005 di 9mila euro mai saldata». Precisamente: «Per una posa impianti fotovoltaici nel tratto complanare sud San Lazzaro».
Poi ci sono i ritardi di pagamento in carico ai privati, specie sui tre lotti in cui Sisnord sta lavorando nel tratto Rioveggio-Bologna (allargamento terza corsia). Anche qui: «Abbiamo alcune fatture pregresse datate inizio 2008 per circa 70mila euro quando, nei capitolati di sub-appalto, il termine fissato di pagamento è 90 giorni», prosegue Coletti. Morale: per mancati incassi oggi l'azienda avanza 650mila euro. Pari a quasi il 25% del fatturato. «Fortuna che le banche ci conoscono, sanno che siamo sani», dice. «Abbiamo fidi con 4 istituti, di cui una è Mps factoring (il servizio di pagamento fornitori il cui 62% è in mano a società di prodotto controllate da gruppi bancari, ndr). Ma temo che prima o poi ci chiedano di rientrare». Anche se il rovescio perverso della medaglia è che Sisnord è costretta a ritardare a sua volta i pagamenti dei propri fornitori. Dai tradizionali 90 giorni a 120-150. Ad esempio alla Santa Sofia e alla Agb di Torino (alluminio e ferro); o alla Prealux di Brescia (pellicole rifrangenti). «Nel frattempo, gli appalti pubblici si sono dimezzati e questo manda in sofferenza tutto l'indotto».
Panettoni a debito
«Incredibile. In azienda ormai ho tre persone che passano le giornate al telefono a sollecitare i pagamenti». È preoccupato, Luca Fraccaro, 43 anni, presidente della Fraccaro Spumadoro di Castelfranco Veneto. Cinque milioni di fatturato per 40 dipendenti che con la stagionalità, cioè il Natale visto che fanno panettoni e prodotti dolciari di qualità, arrivano a 80. «Ma il problema adesso è la solvibilità», dice Fraccaro, che ha ereditato insieme ai cugini Michele e Maria l'azienda fondata nel 1932 dai nonni.
«Spesso, infatti, si vende ma non si riesce ad incassare e il fenomeno è in crescita tra le pmi, molti piccoli distributori, bar, pasticcerie, esercizi al dettaglio e alimentari del quartiere». Magari piccole cifre, «ma alla fine, decine e decine di microincassi sommati diventano la montagna dei 2-300mila euro che rappresenta il nostro scoperto attuale rispetto ai tempi di pagamento a contratto. Costringendoci a contrattare con le banche lo sconto delle ricevute e l'uso del castelletto».
(M.Alf.)

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